Quando una storia finisce si fanno i bilanci di un percorso e si analizzano le cose positive o negative.
La vicenda dei Nidi pubblici a Cesano Boscone è una di quelle storie di cui moltissimi cittadini cesanesi possono raccontare il proprio vissuto, la propria esperienza e senza essere nostalgici fare le opportune considerazioni e valutazioni.
Per ovvi motivi non entro nel merito della scelta politica, ho già esplicitato il mio pensiero in consiglio comunale, nelle commissioni e nelle assemblee pubbliche ed ho fatto le mie valutazioni.
Il mio vissuto sui nidi cesanesi ha una storia lunga circa 10 anni. Il tempo trascorso nel gestire come assessore alla partita gli asili nido di Cesano Boscone dal 2000 al giugno 2009.
In quegli anni muovevo i primi passi sullo scenario politico cesanese, con molta umiltà, tanta voglia di imparare cercando di essere all’altezza del compito che mi era stato assegnato.
Le educatrici degli Asili Nido sono state un valido aiuto, con loro ho imparato tante cose e con loro, “insieme”, abbiamo costruito e progettato tante innovazioni che hanno portato gli asili nido cesanesi a diventare un’eccellenza nostrana e riferimento anche a livello regionale.
Quando giovane consigliere comunale portai in consiglio un ODG per l’introduzione delle Mense Biologiche nelle scuole mai avrei pensato che di lì a poco quell’ODG si trasformasse in realtà.
Le educatrici, ma anche il resto del personale, furono pronte a sostenere la nuova sfida e si resero disponibili al cambiamento, collaborando con l’amministrazione e con il sottoscritto per promuovere la cultura della qualità e della sicurezza alimentare. Così in breve tempo passammo al biologico totale e quando fummo chiamati dalla vicenda “Mucca Pazza” a rispondere con responsabilità all’emergenza, fu grande la soddisfazione di apprendere che anche a Cesano Boscone, insieme a pochissimo altri comuni, non si sospendeva la somministrazione di carne ai nostri bimbi. Ci avevamo visto lungo e fu quella la prova provata del lavoro ben fatto e dell’attenzione nei riguardi degli utenti.
Eravamo in un periodo in cui la società stava radicalmente cambiando, le prime avvisaglie della crisi economica e sociale che stava arrivando già si manifestavano.
Sempre più si chiedeva di fare in modo che si attivassero servizi che favorissero la genitorialità e prevenissero forme di disagio. I pediatri dell’ASL n.1 a cui facevamo riferimento lanciavano inoltre un allarme sulle difficoltà delle neo-mamme a gestire la maternità, ci chiedevano di collaborare ed intervenire per prevenire queste difficoltà.
Nasce in quegli anni il progetto “Oltre il Nido”.
Così insieme alle educatrici, al supporto della psicopedagogista e a tutto il personale dei nidi avviammo questo progetto. Una delle esperienze più belle della mia esperienza amministrativa. Un modo tangibile per aiutare genitori e nonni non frequentanti il nido, nel sostegno alla gestione ottimale dei piccoli neonati.
Così il nido diventava un luogo aperto, dove la contaminazione di idee e il sostegno professionale delle educatrici e di tutto il personale diventavano un modo concreto e partecipato per far diventare il servizio non solo luogo di accudimento ma anche di prevenzione di forme di disagio.
Peccato che l’acuirsi della crisi economica e la riduzione dei trasferimenti abbiano portato prima alla ri-progettazione con forme diverse e poi alla chiusura definitiva di questo importante progetto educativo e di prevenzione.
Come dimenticare il percorso di certificazione dei nidi, la carta del servizio e la customer – satisfation. Tasselli importantissimi che hanno visto il lavoro delle educatrici, ma anche degli uffici preposti, confezionare prodotti di altissima qualità nell’ottica di dare sempre di più, con strumenti moderni, un servizio di qualità all’utenza e attenzione ai bisogni dei cittadini.
Oggi l’amministrazione rinuncia a questo livello di competenze, io non so cosa succederà in futuro e da qui le mie preoccupazioni.
Preoccupazioni emerse anche leggendo alcuni post sui social, ma anche durante il dibattito pubblico di questo breve e travagliato percorso, in cui si sono messe in contrapposizione la difesa dei diritti dei lavoratori con il diritto delle famiglie ad utilizzare il servizio Asili Nido.
Nulla di più sbagliato!
Non ci si accorge che l’unico risultato di questa equazione è alimentare una guerra tra poveri. I diritti si estendono, non si tolgono, il salario va salvaguardato e garantito e la bontà di una scelta non la si valuta solo con dati numerici. Dietro i numeri ci sono persone, educatrici, bambini e famiglie.
Al contrario si mina la dignità delle persone. Quando ciò avviene, e purtroppo sta succedendo, diventiamo tutti più poveri e tutti meno garantiti.
Si definiscono inoltre attività integrative al nido che nulla hanno a che vedere con il servizio educativo come elementi di qualità. Ma l’asilo nido non è un baby parking, l’asilo nido è un luogo dove i bimbi da zero a tre anni devono crescere in armonia avendo dei punti di riferimento certi. Un luogo dove la conciliazione dei tempi vada di pari passo con la crescita e lo sviluppo psicofisico dei bambini. Se questo viene a mancare c’è il rischio di fare dei danni irreparabili.
Intanto da lunedì 23 ottobre le educatrici hanno ripreso il loro servizio non più da dipendenti pubblici, ma alle dipendenze di una cooperativa cooperativa, hanno preso servizio come fanno da anni, con il solito sorriso e con l’attenzione e la professioalità di sempre. L’ennisima lezione per tutti noi.
Alle educatrici cesanesi che con stile, caparbietà, delicatezza, simpatia e sensibilità, hanno manifestato e lottato, non solo per loro, va la mia infinita stima e gratitudine.
A loro dico non mollate mai! Tanti sono dalla vostra parte.
Aldo Guastafierro