L’emergenza smog di Milano: e se Cesano Boscone avesse qualcosa da insegnare?
L’azione politica non deve andare di emergenza in emergenza. Serve un piano strategico così come Cesano Boscone ha fatto con Piano d’azione per l’energia sostenibile. Ma servono continuità, condivisione e onestà.
Sono ormai alcuni giorni che al centro del dibattito pubblico viene posta l’attenzione sull’emergenza smog a Milano. Dire che siamo alle solite è un eufemismo, ma così è purtroppo.
Anni e anni in cui si dibatte la questione, le centraline disseminate per la città e provincia che impietosamente ogni anno nel periodo invernale danno la sentenza. I livelli di inquinanti in atmosfera hanno superato i limiti previsti e per più giorni. Quindi, cosa fare? Semplice! Si blocca il traffico, si dice ai milanesi di evitare di uscire di casa nelle ore di punta, in particolar modo i bambini e gli anziani e di abbassare di almeno 1 grado la temperatura negli appartamenti. Tutte azioni condivisibili, per carità, ma qui manca una vera cura d’urto, manca una visione di insieme e soprattutto mancano le principali istituzioni sia nazionali, sia regionali.
Che la Pianura Padana sia diventata una delle aree più inquinate del globo è un fatto risaputo, ma finora non abbiamo visto uno straccio di piano per affrontare il problema. Regione Lombardia non ha definito un piano strategico per affrontare l’emergenza sanitaria che è collegata a questo fenomeno, 5000 morti all’anno legati all’inquinamento sono un dato che deve far riflettere e che ha bisogno di interventi strutturali e azioni incisive ed immediate.
Non può essere demandato solo ai comuni, che tra l’altro sono sempre di più in difficoltà economiche a causa dei tagli centrali, ad attuare azioni inefficaci e solo di impatto mediatico come il blocco del traffico totale. Azioni inefficaci proprio perchè fatte a macchia di leopardo. Assurdo che al blocco aderiscono solo una ventina di comuni della prima cintura a fronte di 110 comuni della provincia. Poi tra tutte le deroghe concesse si capisce bene che l’azione condotta produce benefici nel breve periodo ma che il giorno dopo stante le attuali condizioni meteo si torna punto e a capo.
Allora che fare?
Non c’è una sola risposta a tutto ciò, ma un mix di risposte e azioni che combinate insieme possono sicuramente produrre, anche in tempi brevi, risultati eccellenti. Ma per fare ciò c’è bisogno che tutti gli attori, sia istituzionali, che industriali che civici si mettano intorno ad un tavolo e trovino delle soluzioni adeguate. Una sorta di COP21 in salsa padana.
Cominciamo con una vera conversione ecologica, lo dice papa Francesco oggi, ma lo diceva Alex Langer negli anni 80, conversione che deve essere al centro degli interessi collettivi. Insomma c’è bisogno di un piano strategico, una sorta di PAES (Piano d’azione per l’energia sostenibile) di portata regionale, con azioni concrete da attuare nel breve e medio periodo per aggredire il problema smog dalla fondamenta.
Tra l’altro un piano del genere produce non solo benefici sulla salute dei cittadini, ma anche sull’economia globale. Non è un caso che i paesi più avanzati in questo settore, vedi la Germania, ma anche altri paesi del Nord Europa, sono quelli che meno di altri soffrono la crisi economica che ormai da un decennio incombe sul nostro paese con effetti devastanti.
Un PAES che intervenga su:
- mobilità sostenibile e privilegiando ed incentivando il trasporto pubblico e non su nuove arterie inutili e che devastano il territorio;
- interventi di riqualificazione energetica sull’edilizia sia pubblica che privata (più del 40% di emissioni sono da imputare alle nostre abitazioni) e incentivare l’uso di fonti rinnovabili;
- riconversione ecologica della nostra industria e dell’agricoltura;
- cambiare gli stili di vita attraverso campagne mirate anche con progetti di educazione ambientale nelle scuole;
- fare in modo che l’esperienza di EXPO possa durare nel tempo, altrimenti è l’ennesima occasione persa;
- attuare da subito quanto previsto dalla conferenza di Parigi COP21;
- incrementare in modo esponenziale il patrimonio verde regionale in particolare nelle aree a più alta densità abitativa e attuare il principio del consumo di suolo zero.
Poi in questo scenario ci sta pure che si decida il blocco del traffico, ma non nei termini proposti ora.
Ricordo che negli anni scorsi si facevano le cosiddette domeniche a piedi, ma erano anche l’occasione per riappropiarsi della città e scoprire aspetti culturali e ambientali a molti sconosciuti.
La Provincia di Milano aveva istituito una sorta di cabina di regia e di tavolo sull’emergenza smog in cui tutti i comuni si confrontavano e prendevano le decisioni appropriate automaticamente, bastava che per 3 giorni di fila le centraline superavano i limiti e scattava automaticamente il piano di azione conseguente. Dove sono finiti questi piani? Qual è il ruolo della neo costituita città metropolitana?
Se l’azione più significativa fatta in termini di sostenibilità ambientale è stata la chiusura di Infoenergia vuol dire che la confusione regna sovrana. Dunque, per ridurre le emissioni non serve la tachipirina che abbassa la febbre al momento, ma serve che si adottino misure preventive che impediscano l’insorgere della febbre.
Come Cesano2020, quando eravamo forza di governo, a Cesano Boscone abbiamo realizzato il PAES premiato come il più innovativo della provincia di Milano.
Oggi quel PAES va rilanciato monitorato e attuato, ne va del nostro futuro. Il 40% di riduzioni di emissioni a Cesano Boscone non sono un’utopia ma un dato raggiungibile anche nel breve periodo. Le buone pratiche si esportano e condividono.